Il canto a tenore è un canto polivocale a quattro parti nel quale una sorta di solista (sa boghe) è accompagnato ad accordi da un coro a tre parti vocali gutturali (su bassu, sa contra, sa mesu boghe). In passato il canto a tenore era certamente diffuso in buona parte dell’isola. L’area di diffusione attuale è quella del centro nord Sardegna, in particolare nelle regioni del Marghine e del Montiferru, in Baronia, Barbagia, nel Monte Acuto, nel Goceano, nel Guilcer e nel Barigadu, così come in alcune comunità dell’Ogliastra e del Logudoro.

Il Canto a Tenore è stato inserito nel 2005 tra i Patrimoni orali e immateriali dell’umanità Unesco.

Il progetto è realizzato in collaborazione con Sòtziu Tenores Sardignia, associazione che riunisce oltre quaranta gruppi di tutta l’Isola.

Cùmbidu (Invito)

eseguito dal gruppo Cussertu de Mamujada
Autore della poesia Giovanni Fiori


T’iseto inoghe in làcanas de riu
cando isorvet su sole undas lieras
e lèbias addae in sas aeras
andant nues de oro a bolu priu

Inoghe su limbazu ‘e sa natura
paret unidu a s’òmine in cunsonu
e totu paret netu e durche e bonu
ispartu in barandìglias de lugura

T’iseto afaca a su fogu de domo
a linna sempre alluta pro s’amigu
e mele t’apo a dare e pane ’e trigu
che jajos mios milli ‘eranos como

Beni! T’iseto a manu aberta inoghe
ue si cheres t’apo a esser frade
ue cun fieresa e in solidade
ànima e laras sunt totu una ‘oghe

T’iseto inoghe, custu est logu tou
e che rùndine ‘olende in chelu isorta
as a torrare a inoghe donzi borta
chi ti brotat in coro amore nou.

Traduzione

Ti aspetto qui nei pressi del fiume
quando dissolve il sole lievi onde
e leggere lontano nel cielo
vanno nuvole d’oro in pigro volo

Qui il linguaggio della natura
appare unito all’uomo in un accordo
e tutto è pulito, dolce e buono
effuso in davanzali di luce

Ti aspetto accanto al fuoco di casa
dove la legna arde sempre per l’amico
e miele ti offrirò e pane di grano
come i miei avi da mille primavere

Vieni! ti aspetto a mani aperte qui
dove, se lo vorrai, ti sarò fratello
dove con fierezza e nella solitudine
anima e labbra hanno la stessa voce

Ti aspetto qui, questa è casa tua
e come una rondine che vola libera in cielo
potrai tornare qui ogni volta
che ti germoglia nel cuore nuovo amore.

S’ùltimu (L’ultimo)

eseguito dal gruppo Cussertu de Mamujada
Autore della poesia Raimondo Piras


Cando su primu tzufu ‘e pilos d’oro
dae su fizu sa mama nd’at tusu
issa si lu remonit che tesoro
ligadu in nastru, in filu o in fusu
su primu fizu l’iscaldit su coro
ma s’ùltimu l’istimat de piusu
che chie a tatza a tatza su ‘inu tragat
sa prima iscaldit ma s’ùltima imbreagat.

Traduzione

Quando il primo ciuffo di capelli dorati
al proprio figlio la madre ha tagliato
lei lo custodisce come un tesoro
legato con un nastro, un filo o intorno a un fuso
il primo figlio le scalda il cuore
ma l’ultimo lo ama ancor di più
come accade a chi, bicchiere dopo bicchiere, beve il vino
il primo bicchiere scalda ma l’ultimo ubriaca.

Commento al testo

Durante una gara di poesia improvvisata “gara de poesia logudoresa” ai poeti era stato assegna come tema, sul quale improvvisare le ottave, il confronto tra due concetti: il primo e l’ultimo.

Ciascun poeta doveva, come è d’obbligo nella tradizione della gara poetica, difendere il proprio tema e sminuire quello dell’altro poeta. A Raimondo Piras era toccata in sorte la parte dell’ultimo e quando lo sviluppo del tema era giunto, attraverso i complessi e sempre originali percorsi tipici della gara, a cantare la maternità, tziu Remundu aveva improvvisato questa ottava in endecasillabi che è diventata poi molto nota e riproposta anche dai cantori a tenore. La prima parte della strofa è tutta dedicata a disegnare un quadro familiare molto comune, basato sull’usanza diffusa di conservare una ciocca di capelli dei neonati, che esprime tutta l’intensità dell’amore materno. Il poeta afferma, difendendo il proprio tema, che se è vero che il primo figlio scalda il cuore della madre è altrettanto vero che è l’ultimo figlio a essere il prediletto e il più amato. Così nel distico a rima baciata di chiusura propone un paragone quasi blasfemo (com’era nel suo stile) ma molto efficace: quanto accade alla madre è simile a quanto accade al bevitore, il primo bicchiere scalda ma è l’ultimo quello che ubriaca.

A su primu ispuntare de su die (Ai primi bagliori del giorno)

eseguito dal gruppo Tenore Sa Niera (Pattada)
Autore della poesia Padre Luca Cubeddu


A su primu ispuntare de su die
cando su chelu restat pius serenu
cando su russignolu rie rie
allegru cantat in su litu amenu
a mie tando s’aparet a mie
chi fia de amargura totu pienu
ninfa mi paret, umana no este
tzinta de rajos e lughe tzeleste

Traduzione

Ai primi bagliori del giorno
quando il cielo resta più sereno
quando l’usignolu quasi ridendo
canta allegro nell’ameno bosco
a me, in quel momento, appare a me
che ero colmo d’amarezza
una ninfa mi pare poiché umana non è
cinta di raggi e luce celeste.

Commento al testo

È la prima strofa di un lungo componimento in ottave che risale alla seconda parte del Diciottesimo secolo, opera di uno dei più grandi poeti della poesia in lingua sarda, il pattadese Giovanni Pietro Cubeddu più conosciuto come Padre Luca. Un poeta dalla vita travagliata e avventurosa: aveva studiato e quindi preso i voti presso gli Scolopi, dove divenne anche insegnante, per poi attraversare una lunga crisi che lo portò a vagare per le campagne del centro Sardegna cantando e scrivendo versi; tornato in convento dedicò gli ultimi anni della sua vita alla poesia religiosa.

È il poeta più cantato anche ai nostri giorni nelle interpretazioni del canto a tenore. Tutti i cantori hanno letto i suoi versi o li hanno appresi attraverso il canto dei più anziani e li ripropongono spesso come in questo caso hanno scelto di fare i cantori del Tenore Sa Niera; per i pattadesi infatti Padre Luca è a maggior ragione la fonte principale di ispirazione. La poesia proposta è un canto d’amore, certamente una delle più note e apprezzate, che si rifà allo stile dell’arcadia, una corrente letteraria che in quegli anni aveva proprio in Padre Luca uno degli esponenti di spicco in Sardegna. Un’immagine campestre apre la poesia, il cielo terso del mattino e il bosco ameno sono lo scenario nel quale riecheggia l’allegro canto dell’usignolo, una sorta di luogo magico nel quale al poeta, triste e amareggiato dalle vicissitudini, appare la donna, in sembianze non umane di ninfa circondata dai raggi di una luce celestiale.

A bolu (Il volo)

eseguito da Tenore Sa Niera (Pattada)
Autore della poesia Bustianu Pilosu


Colant aes a bolu
in manzanos de oro
s’intendet custu cantu

Colant aes a bolu
De ojos ses s’ispantu
tocheddu de su coro
de s’ànima consolu

In manzanos de oro
De ojos ses s’ispantu
de s’ànima consolu
tocheddu de su coro

S’intendet custu cantu
De s’ànima consolu
ses tocheddu de coro
e de ojos s’ispantu

Traduzione

Passa un volo d’uccelli
in mattini dorati
si sente questo canto

Passa un volo d’uccelli
Sei stupore degli occhi
battito del cuore
consolazione dell’anima

In mattini dorati
degli occhi sei lo stupore
consolazione dell’anima
battito del cuore

Commento al testo

Il canto “a mutos” è l’interpretazione a tenore di una delle forme più originali e identitarie della poesia sarda. Sos mutos sono infatti una forma di espressione poetica presente solo nella nostra Isola. La loro originalità si fonda sulla presenza in su mutu di due parti distinte chiamate istèrrida o pesada la prima e carralzu, o ammuntu o coberimentu la seconda.

La parte principale del mutu è la seconda (che è anche quella che viene composta per prima) in quanto in essa risiede il messaggio semantico del componimento. Ciascuna parte è composta da un numero variabile di versi settenari (in questo caso tre) non rimati tra loro, ma ogni verso di ciascuna strofa fa rima con un verso dell’altra ed è questo l’unico legame che le unisce. La prima strofa infatti non è legata semanticamente alla seconda ed espone contenuti anche molto diversi, immagini poetiche ma anche spesso delle frasi nonsense con pura funzione eufonica. Il tema tipico de sos mutos è l’amore.

Il mutu cantato dal tenore Sa Niera è appunto unu mutu de amore, come si evince dal contenuto de su carralzu, ma in s’istèrrida l’autore ha voluto ripartire dall’ambientazione del testo del canto a coru andende, la magica luce del mattino evocata da Padre Luca, per inserirvi uno stormo di uccelli in volo e il suono di un canto a tenore, richiamando così il titolo stesso del presente docufilm e il soggetto del medesimo, che è appunto il canto a tenore.

Sa puddedra curridora (La puledra da corsa)

eseguito dal Tenore Sos Isteddos (Pattada)
Autore della poesia Bartolu Serra


A chie tenet dinari de avantzu
de los impiegare acolla s’ora
chi b’at una puddedra curridora

Bene domada e la ‘èndene como
Puddedra ‘e bona ratza e bona domo
Mèritat d’esser digna de rispetu
Est puddedra domada e nd’ant profetu

Cuddos chi tenent su dinari arressu…

Traduzione

Annuncio a chi ha denaro che gli avanza
Che è arrivata l’ora di impiegarlo
Poiché c’è una puledra da corsa

Domata bene e la vendono ora
Puledra di buona razza e di buon casato
Che merita d’esser degna di rispetto
È una puledra domata e possono trarne profitto

Coloro che possiedono un capitale fermo…

Commento al testo

Sa puddedra curridora è un lungo componimento in versi endecasillabi a rima baciata nel quale l’autore Bartolomeo Serra di Tissi (vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento) canta sotto metafora il suo sarcastico disprezzo per una giovane paesana. La metafora è quella della giovane cavalla, puledra, da corsa, molto usata e quindi molto chiara nel senso reale del significato: la puledra è in vendita. I giovanissimi cantori di Pattada non ne conoscono certo il significato sotteso e l’hanno certamente appresa per tradizione orale, ovvero ascoltandone l’interpretazione dei cantori adulti pattadesi. Si tratta infatti di un testo che fa parte di un poemetto, sa cantone ‘e Flora, che ha avuto un grande successo ed è in buona parte entrato nel repertorio dei cantori a tenore di numerosi paesi.

Su carrasegare seneghesu (Il carnevale seneghese)

eseguito dal gruppo Su Cuntratu de Seneghe (Seneghe)
Autore della poesia Peppino Manca


De sas bellas, sas pius bellas
dda cherzo paragonare
De sas bellas, sas pius bellas
dda cherzo paragonare

Como chi intradu est su carrasegare
cun sa sua armonia a passos lentos
s’intendet sonos e divertimentos
in dogni logu chi si det passare

Sèneghe ti divertes ca ses mere
de sas tuas giojosas allegrias
sos abitantes sonos e armonias
intonant totus e nde ant piaghere
ei sa paghe chi a su podere
pustis de tantu tempus est torrada
sentza pensare a s’època passada
torramus a sonare e a cantare

Unu chi tirat, s’àteru chi mollat
isgangheradu che corbu si nch’imbollat
cando faghinde est su passu ‘e tres
a fatza a terra e abbaidende a pes
si podet carchi cosa cumbinare

B’at bajaneddas puru aringhi tostas
e bi nd’at lestras e ponent in mente
cando lis tocat sa tira insistente
e sa guida lis movet sas costas.
Còpias foras de passu e iscumpostas
notade che nd’at semper carchi una
ma como chi amus tentu sa fortuna
allegramente devimus ballare

Pustis de tantos triballos e fadigas
totu su carrasegare divertende
martis dantzande istat isetende
sa die de sas ricas crocorigas.
Ahi cantu triballu chi ti pigas
pustis est unu frutu issapitadu
cun su sudore chi ti est costadu
non nde balet mancu a mandigare.

Traduzione

Ora che è arrivato il carnevale
con la sua armonia a passi lenti
si sentono musiche e gente che si diverte
in ogni luogo in cui si passi

Seneghe ti diverti perché sei padrona
delle tue gioiose allegrie
i tuoi abitanti suoni e armonie
intonano tutti e provano piacere
per la pace che al potere
dopo tanto tempo è ritornata
senza pensare all’epoca passata
torniamo a suonare e a cantare

Uno che tira, l’altro che cede
lo scoordinato si lancia come un corvo
quando fa su passu ‘e tres
a faccia in giù a guardare i piedi
nel tentativo di combinare qualcosa

Ci sono ragazzine rigide come aringhe
e altre leste e pronte a seguire
quando sentono il traino insistente
e la guida muove loro anche le costole.
Coppie fuori passo e scomposte
se notate, qualcuna c’è sempre
ma adesso che abbiamo dalla nostra la
buona sorte
allegramente dobbiamo ballare

Dopo tanto lavoro e tante fatiche
per tutto il carnevale ci divertiamo
aspettando che arrivi il martedì danzante
il giorno delle ricche zucche.
Oh quanto impegno ci hai messo
ottenendo solo un frutto senza sapore
e seppur tanto sudore ti sia costato
non vale niente, neanche si può mangiare.

A Dori lontana (A Dori lontana)

eseguito dal gruppo Tenore Santa Rosulia de Benetutti – Autore della poesia


Deo regiro pro te
so pro te in arguai
e chissas tue si mai
bella t’ammentas de me
S’ingaleno s’oju a prou
a sa mente ti mi paras
e t’amo, t’amo mi naras
t’amo custu coro est tou
e m’ischido dae nou
torro aflitu a lagrimare
ca so dispostu a passare
tristu sas dies pro tene
e chissas tue si mai
bella t’ammentas de mene

De piantu largos rios
formo si non ses presente
e suspiro amargamente
si non t’apo in ojos mios
chi cantu mi lughent bios
ti dent sempre idolatrare
ca so dispostu a passare
tristu sas dies pro tene
e chissas tue si mai
bella t’ammentas de mene

In cudda lontana via
delliriadu m’apunto
e a sas pedras pregunto
s’azis bidu a Dori mia
Dori pro sa cale dia
milli mortes afrontare
ca so dispostu a passare

Sempre ch’ando a sa funtana
ue t’idesi unu die
in cue afaca a mie
setziat Dori galana…

Traduzione

Io impazzisco per te
soffro per te
e chissà, se tu,
bella, ti ricordi di me

Se provo a chiudere gli occhi
alla mente ti presenti
e t’amo, t’amo mi ripeti
t’amo questo cuore è tuo
e mi sveglio nuovamente
riprendo a piangere afflitto
perché sono disposto a passare
tristi i miei giorni per te
e chissà, se tu,
bella, ti ricordi di me

Larghi fiumi di pianto
formo se non sei presente
e sospiro amaramente
se non ti ho davanti agli occhi
che finché brilleranno vivi
sempre ti idolatreranno
perché sono disposto a passare
tristi i miei giorni per te
e chissà, se tu,
bella, ti ricordi di me

In quella lontana via
delirante mi fermo
e chiedo alle pietre
avete visto Dori mia
Dori per la quale
affronterei mille volte la morte
perché sono disposto a passare

Quando vado alla fonte
dove un giorno ti vidi
lì accanto a me
sedeva la bella Dori…

Sa lota de Pratobello (La lotta di Pratobello)

eseguito dal gruppo Tenore Supramonte de Orgosolo
Autore della poesia Peppino Marotto


Cando a binti de maju sunt torrados
sos pastores in su sessantanoe
tristos, ne untos e nen tepenados

Su binti ’e santandria proe proe
sunu partidos cun sa roba anzande
da sa muntagna, passende in Locoe

Càrrigos e infustos biagiande
cun anzones in manu a fedu in fatu
su tazu arressu mutinde e truvande

Avilidos, pensende a su ricatu
impostu da su mere ‘e sa pastura
metade ‘e frutu e pius in cuntratu

Tundent e murghent pro su printzipale
ma da su mere e da sa mala annada
si ristabilint in su comunale

Ca sa paga ‘e s’afitu est moderada
podent liberamente pasculare
sen’agatare muros in filada

Ma in làmpadas devent isgombrare
totu canta sa muntagna orgolesa
pro fàghere una base militare

L’òrdinat su ministru ’e sa Difesa
cun manifestos mannos istampados
postos in sos tzilleris a sorpresa

che bandu de bandidos tallonados
e sos pastores cand’ant bidu gai
sos cuiles in su bandu elencados

Su Pradu, S’Ena, Olini e Olai
Costa ‘e turre cun Su Solianu,
Lopana, Otulu, Unìare e Fumai

Totu cantu su pàsculu montanu
isgombru de animales e de gente
cheret su ministeru italianu

Espostu a su bersàgliu su padente
de bombas e mitrallas e cannone
dana su bandu: pro motivu urgente

si riunat sa popolatzione
de ambos sessos mannos e minores
benzant totus a sa riunione

E s’improvisant tantos oradores
e detzidint de lotare unidos
istudentes, braciantes e pastores

D’acordu sindacados e partidos
proclamant catòlicos, marxistas:
sos bandidores síana bandidos

Serrant butegas artigianos, baristas,
e moent totus, minores e mannos
pro nche catzare sos militaristas.

Traduzione

Quando il venti di maggio son tornati
i pastori nel sessantanove
erano tristi, non unti né pettinati.

Il venti novembre sotto la pioggia
erano partiti con le bestie che figliavano
dalla montagna, passando da Locoe

carichi e fradici viaggiavano
con gli agnelli in braccio e la madre al seguito
chiamando il gregge fermo e incitando

avviliti pensavano al ricatto
imposto dal padrone del pascolo
metà del frutto e anche di più in contratto

Tosano e mungono per il principale
ma dal padrone e dall’annata cattiva
si rifanno nel pascolo comunale

poiché la quota per l’affitto è moderata
possono liberamente pascolare
senza incontrare file di muri

Ma a giugno devono sgomberare
tutta quanta la montagna orgolese
per fare una base militare

L’ordina il ministro della Difesa
con grandi manifesti stampati
e affissi nelle bettole di sorpresa

Come bandi di banditi ricercati
e i pastori quando hanno visto ciò
gli ovili nel bando elencati:
Su Pradu, S’Ena, Olini e Olai
Costa ‘e turre con Su Solianu,
Lopana, Otulu, Unìare e Fumai

Tutto il pascolo montano
sgombro di animali e di gente
così vuole il ministero italiano

Esposta al bersaglio la foresta
di bombe, mitragliatrici e cannoni
si dà il bando: per motivo urgente

si riunisca la popolazione
di ambo i sessi, grandi e piccini
vengano tutti alla riunione

In tanti si improvvisano oratori
e decidono di lottare uniti
studenti, braccianti e pastori

Con l’accordo di sindacati e partiti
proclamano, sia i cattolici che i marxisti:
i banditori siano banditi

Chiudono bottega gli artigiani e i baristi
e partono tutti, bambini e adulti
a cacciare i militaristi.

S’arva cana (La barba bianca) – Prenu de fanàtiga mania (Pieno di fanatica mania)

eseguito dal gruppo Tenore Santa Caterina de Durgale
Autore della poesia Raimondo PirasAntonio Cubeddu


Raimondo Piras
A ti jogas cun megus s’arva cana
chi deo a tuddu a tuddu ti l’ispilo
e da chi de s’arva tua ti mutilo
chi ti restant sas barras chene lana
la ponzo in nd’una ruca filunzana
e de sos pagos pilos chi nde filo
t’imbòligo e ti leo fortza e fua
e restas presoneri ‘e s’arva tua.

Antonio Cubeddu
Pienu de fanàtiga mania
tue ses sempr’istadu e as a èssere
cando a ti moderare as a resèssere
podes acuistare simpatia
bides tropu nodosa est s’arva mia
non si podet filare e mancu tèssere
finint sos didos s’assutat sa ‘uca
e restas sena filadu in sa ruca

MUTU
Ite bellu fiore
chi apo piantadu
intro ‘e una pastera

Ite bellu fiore
cando est disizadu
màssimu a primavera
cant’est bellu s’amore

Traduzione

Raimondo Piras
Se scommetti con me la tua barba bianca
io a ciuffo a ciuffo te la strappo
e dopo che ti mutilo della tua barba
quando ti restano le guance senza lana
metto questa in un rocchetto per filare
e con quei pochi peli che vi filo
ti avvolgo, ti impedisco ogni movimento
e resti prigioniero della tua stessa barba

Antonio Cubeddu
Pieno di fanatica mania
tu sei sempre stato e sarai
quando a moderarti riuscirai
potrai acquistare simpatia
vedi ha troppi nodi la mia barba
non la si può filare e neanche tessere
si consumano le dita, si asciuga la bocca
e resti senza filati nella rocchetta

MUTU
Che bel fiore
che ho piantato
in un vaso

Che bel fiore
quando è desiderato
specialmente in primavera
quanto è bello l’amore

Non vivas annuzada (Non essere triste)

eseguito dal gruppo Tenore Santu Pretu de Lòcula
Autore della poesia Melchiorre Murenu


Non vivas annuzada, vida mia
pro m’esser pagu tempus apartadu
bastante in manu tua apo lassadu
su coro pro ti fàghere cumpagnia
cando tue lu pensas a lontanu…

Traduzione

Non devi essere triste, vita mia
a causa del mio breve distacco
per lungo tempo nelle tue mani ho lasciato
il mio cuore affinché ti facesse compagnia
quando tu lo immagini lontano…

Cando Maria si ponet a ballare (Quando balla Maria)

eseguito dal gruppo Tenore Santu Pretu de Lòcula
Autore della poesia Massimo Chessa


Cando Maria si ponet a ballare
l’ammirant ca est bella incantadora

cussos chi sunt in intro in cuss’ora
essint a foras a l’abbaidare

totu cantos los mirat s’innamorant
totu cantos los faghet regirare.

Traduzione

Quando balla Maria
la ammirano per quanto è bella e ammaliatrice

quelli che erano in casa in quel momento
escono all’aperto per poterla guardare

tutti quelli che guarda si innamorano
li fa tutti impazzire d’amore.

A una violeta sica (A una violetta secca)

eseguito dal gruppo Tenore Nunnale de Orune
Autore della poesia Peppino Mereu


In nd’unu libru chi fia legende
una viola sica ap’incontradu
e so istadu un’ora cuntemplende

cussas fozas, confusu e incantadu
e pensad’apo a una trista istòria
chi custa violeta at inserradu

pustis chi rinnovadu a sa memòria
ap’una vida trista, cun dolore,
dadu ap’a su piantu sa vitòria

de làgrimas bagnadu apo su fìore

nara·mi ite nd’as fatu de su sinu
in su cale ridente ses istadu?

violeta gentile, su giardinu
in su cale unu die fiorias
est reduidu a pùblicu caminu

cando suave e ùmile isparghias
cuddu profumu gratu e dilicadu
fortzis de t’olvidare non credias

nara·mi totu, comente est istadu
ite nd’as fatu de s’anzone mia
prit’est chi t’at inoghe abbandonadu?

Traduzione

In un libro che leggevo
ho incontrato una viola secca
e sono rimasto a lungo a contemplare

quei petali, confuso e incantato
e ho pensato alla triste storia
che questa violetta racchiude

dopo che riportato alla memoria
ho una vita triste, con dolore
ho concesso al pianto la vittoria

di lacrime ho bagnato il fiore

dimmi che ne hai fatto del seno
sul quale sorridente sei stato?

violetta gentile, il giardino
nel quale un tempo fiorivi
è divenuto una pubblica strada
quando soave e umile diffondevi
quel profumo grato e delicato
forse che ti avrebbe dimenticato non credevi

dimmi tutto, com’è andata
che ne hai fatto della mia agnella
perché ti ha qui abbandonato?

A Nanni Sulis (A Nanni Sulis)

eseguito dal gruppo Tenore Santa Maria de Otzana
Autore della poesia Peppino Mereu


Unu die sa pòvera Sardigna
si nariat de Roma su granàriu
como de tale fama no est digna

su giardinu, su campu, s’olivàriu
de unu tempus antigu s’est mudadu
in dunu tristu, ispinosu calvàriu

buscos chi mai b’aiat intradu
rajos de sole, mìseras sachetas
ant bestidu e su logu ant ispozadu

àrbures chi pariant pinnetas
pro ingrassare su continentale
afrontadu ant undas e maretas

in ue totu passada est s’istrale
pro sèculos e sèculos de tzertu
si det bider funestu su sinnale

vile su chi sas giannas at abertu
a s’istranzu pro benner cun sa serra
a fagher de custu logu unu desertu

sos vàndalos cun briga e cuntierra
benint dae lontanu a si partire
sos frutos da chi si brujant sa terra

isperamus chi prestu at a finire
cust’istadu de cosas dolorosu
meda semus istracos de sufrire

guai si no essere isperantzosu
in fiores donosos e galanos
de cuddos ch’ant profumu virtuosu

mancari in conca tenza pilos canos
sa mente sognat e su coro bramat
pro custa terra rosas e beranos

Traduzione

Un tempo la povera Sardegna
era detta il granaio di Roma
oggi di tale fama non è degna

il giardino, il campo, l’uliveto
dei tempi antichi è mutato
in un triste e spinoso calvario

boschi nei quali mai era penetrato
un raggio di sole, miseri sacchi
hanno vestito e hanno spogliato il territorio

alberi che sembravano capanne
per far ingrassare il continentale
hanno affrontato onde e mareggiate

ovunque sia passata la scure
per secoli e secoli di certo
se ne vedrà il triste segno

vile colui che ha aperto le porte
allo straniero arrivato con la sega
per fare di questo luogo un deserto

i vandali con tracotanza e conflitti
vengono da lontano a spartirsi
i frutti dopo aver bruciato la terra

speriamo che al più presto abbia fine
questo stato di cose doloroso
siamo troppo stanchi di soffrire

guai se non riponessi le mie speranze
in fiori ricchi di doni e meravigliosi
di quelli che profumano di virtù

nonostante il mio capo sia canuto
la mente sogna e il cuore brama
per questa terra rose e primavere

A su primu ispuntare (Alle prime luci) – A bolu (In volo)

eseguito dal gruppo Tenore Sa Niera de Pattada (Pattada)
Autore della Poesia Padre Luca Cubeddu – Sebastiano Pilosu


A su primu ispuntare de su die
cando su chelu restat pius serenu
cando su rusignolu rie rie
allegru cantat in su litu amenu
cando Donosa m’aparet a mie
chi fia de amargura totu pienu
ninfa mi paret, umana no este
tzinta de rajos e lughe Celeste.

Padre Luca Cubeddu

Colant aes a bolu
in manzanos de oro
s’intendet custu cantu

Colant aes a bolu
de ojos ses s’ispantu
tocheddu de su coro
de s’ànima consolu

In manzanos de oro
de ojos ses s’ispantu
de s’ànima consolu
tocheddu de su coro

Bustianu Pilosu

Traduzione

Alle prime luci del giorno
quando il cielo resta più sereno
quando l’usignolo ridente
allegro canta nell’ameno bosco di lecci
quando Donosa (ricca di doni) mi appare, a me
che ero colmo di amarezza
mi sembra una ninfa, non è umana
circondata di raggi e di luce Celeste.

Padre Luca Cubeddu

Passano uccelli in volo
in mattini dorati
si sente questo canto

Passano uccelli in volo
stupore sei degli occhi
battito del cuore
consolazione dell’anima

In mattini dorati
degli occhi sei lo stupore
consolazione dell’anima
battito del cuore

Sebastiano Pilosu

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